Dicembre non porta più promesse, ma una certezza: il cambiamento volge al caldo e sembra destinato a restare. Il ritorno del freddo è un’illusione ostinata, appena una parentesi di poche ore, una neve copiosa di fine novembre, sull’Appennino subito sciolta dal respiro caldo del garbino.
A quale tradizione potrei ancora aggrapparmi? A quel freddo che sapeva provocare disagio, al brontolio fastidioso contro un tepore che ora si fa stabile, continuo. Eppure, non era forse questo l’approdo più amato: il sole nel freddo? Quel raggio che ossimora il gelo, lo sublima senza cancellarlo, lo rende sopportabile e perfino desiderabile.
Mesto cammino nel mugugno di ciò che sento non appartenermi, frugando all’indietro un desiderio da consegnare al domani, perché un sorriso possa sorgere, come sole discreto e limpido, sopra una mattina di bianco gelo.

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