Le cose seminate sono come ferme, appena accennate sopra la terra, un timido tappeto verde. Le bietole si moltiplicano, dalla serra alla terra a fare radici forti per foglie si spera tenera e dolci. Ma anche loro sonnecchiano e non si aprono al nuovo sole.
I radicchi quasi finiti, piccoli ma croccanti e gustosi. Forse sono andato in pari.
Le fave si alzano , qualcuna l'ho tolta per dare più spazio a chi rimane. Ai loto piedi questa mattina ho piantato della lattuga. Tutto pronto per arrivare a fine maggio con tante foglie verdi da raccogliere.
Attesa illusoria di azione risarcita di investimento ripagato. L'orto non risarcisce è addomesticazione della natura, nascosta dall'ombra della casa, obbligata ai venti di risalita dalla collina. Terreni argillosi che mi respingono.
Ma attendo, nelle mani l'odore della terra rimasta sotto le unghie, non lavata. Chiamata senza ascolto. Accettazione della lentezza del crescere, delle dimensioni minime, del non andare oltre nel pretendere.
Attendo


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